Dopo la frenata che, un po’ a sorpresa, aveva contraddistinto la fine del 2015, le aste crescono per il secondo semestre consecutivo. I dati presentati dal Centro studi Sogeea registrano infatti una crescita del 10% negli ultimi sei mesi: “Le procedure in corso – si legge in una nota – sono 33.304, a fronte delle 30.215 rilevate a luglio 2016. Una crescita che conferma e, anzi, accentua la tendenza emersa la scorsa estate, quando si era registrato un incremento di oltre il 5% rispetto all’inizio dell’anno”.
Poco meno della metà degli immobili residenziali all’incanto (15.749 unità) si concentra nel Nord del Paese, macro-area in cui l’impennata delle procedure forzate è stata pari al 17% (erano 13.423). Ma più severo a livello di incremento è il dato del Sud, che si attesta su un aumento del 21% sia nelle Isole (4.483 contro le 3.683 del semestre precedente) sia nella parte peninsulare (7.202 a fronte delle 5.949 di luglio 2016). Unica area in controtendenza quella del Centro, in cui si è verificata una flessione pari al 18%: secondo Sogeea le procedure attuali sono 5.870, quelle di sei mesi fa erano 7.160.
“Il quadro che ne scaturisce è ancora più preoccupante rispetto a quello di sei mesi fa – spiega Sandro Simoncini, presidente di Sogeea –. Innanzitutto perché si è evidentemente aggravato il numero di proprietari di immobili in difficoltà nel Mezzogiorno, area in cui la crisi dell’ultimo decennio si è andata a sommare a una fragilità economica e sociale che sembra ormai essersi incancrenita. In secondo luogo perché, essendo il mercato delle aste la fotografia di una situazione di sofferenza venutasi a creare anni addietro, non è azzardato ipotizzare che la stagnazione di medio-lungo periodo possa accentuare il fenomeno nel prossimo futuro, condannandoci a numeri ancora più severi. Inoltre, ed è forse questo il motivo di maggiore allarme, perché anche aree storicamente più solide del panorama economico italiano, si pensi al Nord-Est o al versante ligure, sembrano a loro volta esposte a venti insidiosi”.
In Friuli-Venezia Giulia, per fare un esempio, le case all’asta sono passate in sei mesi da 100 a 255 e in Liguria sono quasi raddoppiate (da 592 a 913). “Numeri contenuti in valore assoluto ¬- continua Simoncini ¬- ma decisamente pesanti in relazione al territorio di riferimento. Tra l’altro in una fase in cui gli istituti di credito sono tendenzialmente meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza visto che, mediamente, il valore delle abitazioni è drasticamente calato rispetto all’anno di concessione del mutuo e, di conseguenza, un’asta non li farebbe comunque rientrare dei capitali erogati”.
Un quinto circa degli immobili oggetto dello studio, pari a 6.963 unità, è localizzato in Lombardia. A seguire ci sono il Veneto (3.984 immobili, con un clamoroso +65% rispetto a luglio 2016), la Sicilia (3.572, +25%) e la Campania (2.484, +26%), mentre il Lazio (2.424) è una delle poche regioni a vantare un saldo negativo: le case all’asta sono diminuite del 18%, come in Piemonte (2.055 quelle forzatamente in vendita ora). Sopra quota duemila immobili anche la Toscana (2.267 unità, dato in linea con il precedente di 2.321) e la Puglia (2.247, incremento del 39%). A livello di province, invece, spiccano le 1.742 case all’asta di Bergamo, con Roma a quota 1.553 davanti a Verona (1.306), Palermo (1.201) e Napoli (1.033).
Altro dato indicativo è relativo al valore delle case in asta: il 68% ha un prezzo inferiore ai 100mila euro, percentuale che sale addirittura fino all’88% se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro. È ragionevole quindi ipotizzare che spesso di tratti di case di impiegati e piccoli imprenditori o commercianti, che sul lungo periodo non sono stati in grado di reggere il peso della crisi (c’è anche da tenere conto che e case che arrivano all’asta sono state pignorate anche diversi anni fa). Di contro, però, non mancano le occasioni d’acquisto.
Fonte ilsole24ore.com