Veneto Aste
  • 03/09/2021
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La rivoluzione implosa

 

Dopo circa due mesi di esercizio, le aste a Vicenza tornano a celebrarsi con l’antico sistema e quindi tutto in presenza, tutto in modo analogico.

Difficile per i non addetti ai lavori star dietro al minuetto di circolari che prima hanno dato il via a una rivoluzione epocale, sicuramente faticosa ma ammirevole verso il digitale e poi al ritorno al passato, quasi come un tonfo. Nulla di casuale o improvvisato ma con un ritardo di circa 3 anni dal proclama dal suo annuncio da parte dei giudici di sezione infatti, si apriva il nuovo millennio delle vendite competitive: in primavera gli addetti di Astalegale, senza dubbio i più pronti, preparati e attrezzati per andare incontro alle esigenze dei vari Tribunali d’Italia, avevano fornito webinar preparatori e assistenza affinché la competenza degli addetti ai lavori fosse certezza e finalmente si era giunti al punto….

E poi…..

Posso affermare per esperienza diretta che diversi clienti siano giunti da me dopo aver avuto risposte di questo genere alle aste in corso: “non possiamo darle indicazioni, non sappiamo dove mandarla per averne ma le diciamo che a settembre tornerà tutto come prima…”, con tono “sollevato”.

Così abbiamo cercato subito certezza della informazione e troviamo una circolare, su un sito di custodi,(praticamente in anteprima in quanto non c’era ancora traccia sul sito del Tribunale) che ci lascia allibiti; in sintesi diceva che, senza riportare il testo in modo letterale: per il bene di tutti e senza far torto a nessuno si tornava all’antico e che di volta in volta il giudice avrebbe deciso se eventualmente, in modo episodico, rifissare l’asta in modo digitale.

Evitiamo non per caso di riportare e pubblicare i vari documenti a riguardo perché dietro la tesi di facciata: “… non potevamo continuare così perché i vari <Singh> di turno sarebbero stati esclusi (gli avvocati sanno benissimo come avere accesso alle aste digitali e gli addetti ai lavori preparati come il nostro studio)…” il problema fondamentale era (per chi riesce a scorgere la luna dietro al dito) un calo nell’immediato nelle partecipazioni, fisiologico e del tutto normale, che sembra aver spaventato gli ausiliari, come da testimonianza diretta di un addetto ai lavori che ha avuto la bontà di spiegarci l’inspiegabile (i battitori d’asta sembranon lo abbiamo visto nè sentito in modo diretto – abbiano protestato con le alte sfere), perché non solo in imbarazzo con la nuova tecnica di celebrazione delle vendite competitive (ne abbiamo avuto prova diretta e documentata con un’asta a cui abbiamo partecipato personalmente e un’altra con un cliente in cui il delegato richiedeva documenti non necessari alla prosecuzione dell’asta, come da manuale) ma, soprattutto disarmati dall’evidenza pratica che, come riporta il Decreto del Ministero, Giustizia 15 ottobre 2015 n° 277, G.U. 24/02/2016, della diminuzione del compenso che prende a base il prezzo di aggiudicazione o il valore di assegnazione (qualora si verifichi questa seconda ipotesi).

L’immediato effetto di una riduzione della partecipazione aveva infatti portato a una calmierizzazione dei prezzi folli degli ultimi tre anni; questo se da un lato non arrecava danno ai creditori procedenti che comunque hanno sempre la possibilità di rivalersi in altro modo sui debitori e diminuivano l’impatto dei costi sulle procedure, creava un danno senza dubbio nei confronti di chi celebrava la vendita aspettandosi guadagni sicuramente sfrondati dalle nuove modalità e in caso di aste deserte dava più tempo al debitore di intavolare eventuali trattative risolutive e mantenere il proprio immobile (è inutile dare informative sulla legge 3/2012 ai debitori, se poi.. O peggio si mettono cartelli pubblicitari per le strade, che invitano a partecipare alle aste).

Precisiamo che anche per chi scrive non sia stato per nulla facile adeguarsi alle vendite telematiche, tuttavia la domanda nasce spontanea: se si cerca la difesa della possibilità di partecipazione siamo sicuri che sia democratico fare entrare un agnello nella tana del lupo senza accompagnatori in luoghi dove circolano squali e guadagni non certo sempre nell’ordine delle centinaia di euro (le aste telematiche permettevano a tutti di poter essere adeguatamente seguiti)? Quante aggiudicazioni ci sono state in seguito alla battitura di prezzi pazzi che non sono state portate a termine e gli immobili messi più volte in vendita con buona pace dei partecipanti, la cui motivazione spesso collegata solo al prezzo e alla facilità di approccio ha prodotto cauzioni bruciate all’altare del “costa poco” (povero “il Singh” di turno)? Il Covid è fuori dalle aule del Tribunale o ci dovremo abituare ad aste, come già successo, celebrate nei terrazzi nella totale confusione e senza controlli? E soprattutto: chi controlla il controllore? Già, perché la cosa più bella ed equa delle aste telematiche era sicuramente che i dati erano in chiaro ed immediatamente visibili a tutti nel bene e nel male. Soluzioni? Basterebbe, come nel Tribunale di Padova, sempre all’avanguardia, consentire il doppio binario su tutte le aste in modo sistematico (sia analogico che digitale) come ad oggi non è stato (consentendo quindi a chi di dovere di procedere in scioltezza senza particolare patemi d’animo) mettendo in atto un enorme buco nell’acqua sul piano dell’obiettività procedurale, a nostro parere. La duplice possibilità di scelta sarebbe utile a tutti in modo democratico, giusto e alla faccia del Covid per la sicurezza di tutti e in ogni senso!

Ci auguriamo che qualcosa possa cambiare: noi, come sempre, saremo al passo!

Tu per noi sei importante!”